Non negarlo, lo fai soprattutto per te stesso.
Non che non te ne freghi niente se non vieni letto, commentato, contraddetto: al contrario. Non ti va neanche però che qualcuno si senta obbligato a farlo, cosa che succederebbe esponenzialmente se questi contenuti fossero infilati a forza nel tritacarne di un social network…e comunque, da quelle parti difficilmente qualcuno legge (o elabora) pensieri formulati con più di 150 caratteri.

In sostanza quello che ha vinto la tua riluttanza ad esporre l’ennesima vetrina personale sul web è soprattutto la sensazione che in questo momento per te sia una cosa salutare. Come se te l’avesse consigliato il medico, insomma.
Il fatto di affrontare temi di cui difficilmente hai occasione di parlare, unito alla consapevolezza che il tempo presente è sì tetro, ma anche gravido di svolte e di possibilità, ha fatto il resto.

Detto ciò, se questa è una sorta di medicina, beh le medicine non si dovrebbero prendere per un tempo illimitato, sennò significa che la faccenda è più seria del previsto.
Per cui questo blog ha una data di scadenza: non troppo vicina nè troppo lontana, ma un giorno come è arrivato se ne andrà.

Concludi con le parole prese a prestito dalla nota introduttiva di Note di pop inglese, pietra miliare della saggistica musicale italiana ad opera dei mai dimenticati Roberto Cacciotto e Giancarlo Radice: “Nonostante la particolare struttura del libro non ci sono velleità enciclopediche, nessuno si è seduto sulla cattedra più alta e, dunque, su ogni riga è giusto riflettere, dissentire o sputare”.

Buona permanenza.