Il dialogo seguente è liberamente ispirato a un colloquio di lavoro che ho casualmente origliato nella hall dell’Hotel Hilton di Milano, una domenica di novembre del 2018.
I protagonisti:
LEI, di mezza età, bionda non naturale, elegante
LUI, un collega di poco più giovane, elegante ma più casual
IL CANDIDATO, circa 25 anni, bella presenza

LEI: Certo, il tempismo.
LUI: Il tempismo è importante.
LEI: Ma non è tutto, nel nostro lavoro. E’ importante perchè anche se quello che dici o che fai è assolutamente giusto, e guarda può essere anche una idea geniale, se lo dici o lo fai nel momento sbagliato cade nel vuoto.
LUI: Però non è tutto, perchè prima viene il gruppo.
LEI: Il gruppo è un organismo. Tu ti integri facilmente?
IL CANDIDATO: Direi di sì. Non ho mai avuto grossi problemi, e sono abituato a lavorare in team. Anzi, è proprio la possibilità di mettermi a confronto con un gruppo che mi attira nel nostro lavoro.
LUI: Bene, bene. No, infatti il tuo curriculum da questo punto di vista è…
LEI: Ottimo, davvero. E sei sempre stato apprezzato dai tuoi colleghi?
IL CANDIDATO: Penso proprio di sì. Non ho mai avuto problemi.
LEI: L’integrazione è importante, sai.
LUI: Quasi quanto il tempismo.
LEI: Devi accettare ed essere accettato. In alcuni casi, ecco, una cosa magari è più difficile dell’altra. Tu hai un ottimo curriculum e lavori in un team che ti apprezza. Cosa ti spinge verso la nostra azienda?
IL CANDIDATO: Come dicevo, sicuramente il team. Un’azienda più grande, con più esperienza, offre più possibilità di confronto. Credo di essere un intermediario ideale.
LUI: E poi le opportunità di crescita?
IL CANDIDATO: Certo, certo.
LEI: Il buying non è proprio dietro l’angolo, però.
IL CANDIDATO: Ah, lo so, lo so. Ma posso garantire sull’impegno.
LEI: Credi di essere abbastanza flessibile? La flessibilità è importante.
LUI: Quasi quanto l’integrazione.
LEI: Credo che, nel nostro caso, l’integrazione sia la cosa più importante.
LUI: Ti sei mai sentito messo da parte, o mobbizzato?
IL CANDIDATO: Beh, non posso dire che…
LEI: E’ naturale, sai. Il nostro è un lavoro competitivo, e a volte, il gruppo…
LUI: Il gruppo ha le sue leggi, le sue dinamiche.
LEI: Il tuo curriculum è davvero ottimo. Cioè, devo ammettere che non abbiamo avuto altri candidati con questo grado di aggiornamento. Non mi capita di sbilanciarmi facilmente in questi casi ma…con te sono in difficoltà.
LUI: Ci metti quasi in imbarazzo.
IL CANDIDATO: Beh lo prendo come un complimento, grazie.
LEI: Hai già una certa familiarità con le reportistiche, l’area management…sulla carta, te lo dico, sei il candidato ideale.
LUI: La carta è importante. Ma tu ci devi mettere la faccia, non so se mi spiego.
LEI: Noi dobbiamo garantire, all’azienda ma soprattutto a te, che le cose non prendano una piega sbagliata, mi capisci? Che non insorgano problemi nè col gruppo, nè con i clienti.
LUI: Prima viene sempre il gruppo.
IL CANDIDATO: Io vi assicuro che nelle dinamiche di gruppo non ho mai avuto problemi.
LEI: Hai sicuramente le competenze. Non è solo quello che leggo qui, è anche qualcosa che, non so come dire, emani naturalmente. Sei piacevole, sei calmo, hai dei begli occhi.
LUI: Sono d’accordo sul calmo.
(RISATE)
LUI: No, a parte gli scherzi. Io penso una cosa: oggi il team è in un momento d’oro. Siamo uniti più che mai. E io credo che uno degli elementi di questa coesione sia il fatto che ognuno di noi ha dovuto sgomitare per arrivare qui, per guadagnarsi quella serenità che stai cercando anche tu. Il fatto che non sia stato per niente facile e che abbia richiesto dei sacrifici ci lega. Ora, non fraintendermi, le possibilità di crescita ci sono ma…
IL CANDIDATO: …
LUI: C’è anche questo aspetto, capisci?
IL CANDIDATO: Il tempo, dici?
LUI: Sì. Beh, no, cioè…il tempo è importante. Ma…
LEI: Credo che quello che il mio collega sta cercando di dirti è che in questo caso, le qualità sono, come dire…fuori portata. Il problema non è tuo, capisci? Paradossalmente, è più un problema nostro. Il ruolo che tu andresti a ricoprire è comunque un ruolo di interazione.
LUI: L’interazione è importantissima. Praticamente è un lavoro che si basa sull’interazione. Ora, può essere che tutto vada benone. Magari tutto va a meraviglia, e nessuno ha problemi. Ma c’è una percentuale di rischio, bisogna ammetterlo. Allora la domanda è…
LEI: Possiamo permetterci di imbarcare un elemento che sembra avere tutti i requisiti giusti ma che ci mette in una condizione di rischio proprio sull’interazione? Professionalmente sei un ottimo partito, sicuro, e non avremmo, credo, nessun problema ad offrirti uno stage, ma…
LUI: E’ una brutta parola, ma non è quello che pensi. Fotocopie, quella roba lì, non si tratta di questo. Avresti comunque la possibilità di lavorare nel campo, per un po’.
IL CANDIDATO: Come vi ho detto sono una persona adattabile. Ho le mie piccole ambizioni, ma non sono il tipo che entra a gamba tesa, se è questo che…
LUI: No, no. Non è questo il discorso. Che tu entri a gamba tesa o no, il discorso è a monte.
LEI: Non sappiamo se siamo disposti a camminare sulle uova aspettando che il rischio diventi realtà.
LUI: Col pericolo di compromettere il gruppo. Internamente ed esternamente.
LEI: Ripeto, il problema è nostro non tuo.
LUI: Certi problemi possono esserci dappertutto.
LEI: Poi dipende sempre da come uno si pone. Ma il fatto è che l’abito fa il monaco nel nostro ambiente.
LUI: Esatto, è come dicevo prima. Non è detto che, come dire, che qualcuno faccia storie o cosa.
LEI: Alla fine quello che conta è sempre saper lavorare e far guadagnare i clienti.
LUI: Però, nel tuo caso c’è questo problema…
LEI: Alcuni clienti, poi, li conosciamo, purtroppo…
LUI: Sappiamo come la pensano.
LEI: Non prenderla male. Tu hai capito di cosa stiamo parlando?
IL CANDIDATO: …
LUI: …
LEI: …
IL CANDIDATO: E’ una questione di colore?
(VAGHI CENNI DI ASSENSO)
LUI: Il colore è importante.