Quindici anni fa, per l’esattezza il 14 giugno 2004, le elezioni europee si tennero nello stesso giorno in cui l’Italia di Trapattoni esordiva contro la Danimarca al Campionato europeo, allora ospitato dal Portogallo.
Non ricordo cosa mi spinse a registrare compulsivamente su VHS gran parte dei programmi politici e sportivi andati in onda quel giorno; so bene, invece, perchè mi presi la briga di digitalizzare il nastro e passare qualche giorno a montare e rimontare gli spezzoni più significativi.
Non la farò lunga perchè è tutto nel filmato, ma il fatto è che già in quel 2004 così lontano e così vicino la politica non era più questione di opinioni o ideologie: era questione di tifo. E la narrazione che accompagnava i due eventi era spaventosamente, ridicolmente simile.
E’ la stessa narrazione con cui oggi si racconta indifferentemente una guerra o la finale di un talent-show, la stessa narrazione che ignora ogni contenuto (o forse, più astutamente, li mescola tutti) ed esalta i personaggi e le loro auto-rappresentazioni.
Siamo reduci da una nuova tornata elettorale per l’Europa, ma non è cambiato molto da allora, e non perchè il mio filmino sia stato in anticipo sui tempi. Sono i tempi che si sono fermati, paralizzati in uno stallo che attanaglia un intero continente, a sua volta incatenato ad un mondo trasformato in palude.
Ma non è questo il tempo di avvilirsi, perchè c’è vita anche nelle paludi.
Le idee nuove non mancano. Chiediamoci piuttosto perchè non ce le fanno ascoltare.

Ed ora srotolate le bandiere, appendete gli striscioni, e pronti coi cori.